mercoledì 20 gennaio 2010

STRESA, LE ISOLE BORROMEE, VILLA PALLAVICINO E IL MOTTARONE

STRESA E LE ISOLE
Stresa (così anche in insubre) è un comune di 5.155 abitanti della provincia del Verbano Cusio Ossola. La prima fonte storica che cita l'esistenza di Stresa è una pergamena del 998, nella quale il luogo viene chiamato "strixia", termine di probabile derivazione longobarda che significa "striscia di terra".Curiosità:Le Margheritine, dolcetti tipici di Stresa, furono ideate nel 1857 dal pasticcere Piero Antonio Bolongaro per farne omaggio all'allora principessa Margherita di Savoia, futura prima regina d'Italia, mentre si trovava in villeggiatura nella Villa Ducale di Stresa.Stele preromaniche: a Levo, frazione di Stresa - nel 1877, durante la costruzione di un edificio sono state rinvenute alcune tombe con corredo fittile-ornamentale e cinque lastre tombali in caratteri Leponzio-Liguri e latini. Tre di queste stele, datate al I secolo a.C., si possono ammirare nell’oratorio dei SS. Giacomo e Filippo dove una lapide racconta la storia di questo tempio. L’edificio, monumento nazionale dal 1909, fu restaurato nel 1944.

Isole Borromee
L'arcipelago delle Isole Borromee è situato nel medio lago Maggiore, a occidente, nel braccio di lago chiamato golfo Borromeo che vede affacciate e contrapposte Stresa e Pallanza.

L'arcipelago si compone di tre isole, un isolino ed uno scoglio:
Isola Madre
Isola Bella
Isola dei pescatori
Isolino di San Giovanni
Scoglio della Malghera

per una superficie complessiva di circa 18 ettari (18.000 m²).

Storia:
Nel XIV secolo i Borromeo, potenti feudatari della zona ma originari di Firenze, divennero proprietari delle isole e iniziarono così la loro trasformazione. Tutt'oggi la famiglia possiede ancora l'Isola Bella e l'Isola Madre, oltre ai due scogli emersi conosciuti come Castelli di Cannero per via delle rovine di due fortificazioni medioevali.

L'isola dei pescatori è l'unica abitata stabilmente, anche se da una piccola comunità, mentre le due isole "sorelle" sono ambite tra i turisti che ammirano i due splendidi palazzi e i relativi giardini, famosi in tutta Europa per la qualità del paesaggio e per la cura e la varietà delle architetture vegetali, composte da oltre 2000 varietà di specie differenti.

Nell'Isola Madre è presente anche una numerosa fauna di volatili orientali, come pavoni bianchi, fagiani dorati e pappagalli, liberi nello splendido giardino.

L'Isola Bella possiede invece un giardino che, abilmente progettato nei secoli, presenta fioriture multicolori per tutto l'anno, a rotazione tra le varie specie floreali (rose, orchidee, bulbose, magnolie, frutteti, azalee, gardenie, glicini).
VILLA PALLAVICINO

Villa Pallavicino esprime e riassume in modo suggestivo e compiuto l’ideale della dimora antica sul Lago Maggiore alla metà dell’’800, entro la cornice ambientale e paesaggistica dello sterminato parco che la circonda e di fronte ad uno dei più aperti e celebrati panorami di tutto il Verbano.
Ideatore e primo realizzatore di questa dimora fu Ruggero Borghi, amico del Manzoni e del Rosmini, che si era invaghito delle bellezze incontaminate del Lago Maggiore. Ingrandita dal successivo proprietario il duca di Villombrosa fu acquistata nel 1862 dai marchesi Pallavicino, che ne sono ancora oggi i proprietari.
La Villa è circondata da uno splendido giardino all’inglese con l’intento di preservare la spontaneità dell’ambiente naturale del Lago Maggiore.
Il Parco si estende per circa 15 ettari dove si alternano spazi aperti a prato e arbusti a zone con grandi alberi.

Il Parco della Villa Pallavicino vi aspetta a Stresa, per trascorrere una giornata indimenticabile in uno dei luoghi più suggestivi del Lago Maggiore.
Il Parco si sviluppa in un’area di circa 20 ettari tra viali fioriti, alberi secolari e un meraviglioso giardino botanico.L’attrazione principale del Parco è costituita dai nostri animali.
Potrete osservare più di 40 specie tra mammiferi e uccelli esotici (lama, canguri, zebre, fenicotteri), che vivono in ampi spazi naturali.
Inoltre, per rendere ancora più completa la vostra giornata, all’interno del Parco troverete il Ristorante “Le Scuderie”, il “Chalet Bar”, il negozio “Parcobello” e diverse zone adibite per il pic-nic. I più piccoli potranno divertirsi in un attrezzato parco giochi.


Un bellissimo parco faunistico-botanico per grandi e piccini!!


http://www.parcozoopallavicino.it/index.html
IL MOTTARONE

Il Mottarone è una montagna delle Alpi alta 1.491 m, situata tra il Lago Maggiore e il Lago d'Orta.

Vie di comunicazione:
La vetta è collegata ad Armeno tramite una strada provinciale; ad Alpino, frazione di Gignese, tramite una strada a pedaggio ed a Stresa tramite la Funivia Stresa-Alpino-Mottarone.

Un tempo arrivare in cima al Mottarone non era così semplice. Per questo il 7 settembre 1911 venne inaugurata la ferrovia a cremagliera che collegava Stresa alla vetta del Mottarone. In poco più di un'ora, con tappe intermedie all'Alpino (fraz. di Gignese) e alla stazioncina detta la Borromeo, il trenino arrivava alla stazione del Mottarone. Nel 1973, venne sostituita dall’attuale funivia.

La funivia parte da Piazzale Lido, a Carciano, frazione di Stresa e in circa venti minuti raggiunge un pianoro nei pressi della cima del Mottarone. Recentemente è stata costruita una seggiovia che collega la stazione di arrivo della funivia con la vetta vera e propria.


Prodotti tipici:

Nella zona del Mottarone si producono numerosi formaggi. Il più famoso è la Toma del Mottarone, che viene fatto stagionare in alcuni alpeggi sottostanti la vetta, come l'Alpe della Volpe con le antiche tecniche tradizionali. Vi sono poi una serie di caseifici ad Armeno, Ameno, nel Vergante e nella bassa Val d'Ossola che producono la Toma del Mottarone in maggiori quantità, destinandola agli esercizi commerciali di Piemonte e Lombardia.

Turismo e sport invernali


Storia:

Gli impianti sciistici del Mottarone: in primo piano la stazione di partenza dello skilift doppio Selva Spessa

Il turismo sul Mottarone si iniziò a diffondere nella seconda metà dell'Ottocento, e subì un impulso a partire dal 1884, anno di apertura del Grand Hotel Mottarone. Lo sci sul Mottarone iniziò a diffondersi dal 1908, quando il Grand hotel Mottarone decise di aprire anche in inverno.

Nel 1909 nacque lo Sci Club Mottarone uno dei primi d'Italia, ma lo sci come sport di massa, arrivò dal 1911, anno dell'inaugurazione della ferrovia a cremagliera Stresa-Mottarone (la prima a cremagliera in italia), che percorreva il percorso di 10 km in circa un'ora, effettuando sei fermate.

Tra il 1912 e il 1915 il Mottarone iniziò ad affermarsi come una delle maggiori località sciistiche italiane, gli sciatori accorrevano numerosi ed utilizzavano il trenino come skilift (veniva ripreso alla fermata precedente all'arrivo in vetta). Dopo la 1° guerra mondiale, lo sci al Mottarone, venne praticato ancora più di prima, anche grazie alla costruzione della carrozzabile proveniente da Armeno, inaugurata nel 1930.

Il 20 gennaio 1935, al Mottarone venne disputata la prima gara intenzionale di sci in Italia, denominata, visti i tempi "Coppa d'oro del Duce", in occasione di quest'evento venne realizzato anche un trampolino per il salto con gli sci. Nel 1940 venne inaugurato il primo vero impianto di risalita per sciatori, si trattava di una slittovia, chiamata da tutti "slittone". Essa era tirata da un argano posto in cima alla vetta e trasportava una trentina di sciatori alla volta lungo quello che adesso è il percorso della sciovia Selva Spessa. Nel primo tratto la salita correva parallela al trampolino di salto con gli sci, poi dismesso, di cui sono poi rimaste visibili per decenni i muretti del dente.

La guerra mise però in difficoltà lo sci ed anche il turismo, visto che il 17 gennaio 1943 il Grand Hotel Mottarone bruciò interamente a causa di un corto circuito. Al termine della guerra la situazione si presenta difficile, ma ciononostante, nel 1948 venne inaugurata la strada Borromea, che permise di raggiungere il Mottarone in auto da Stresa.

Negli anni Cinquanta al Mottarone vengono costruiti moderni impianti skilift, che consentono di ampliare il comprensorio sciistico e di accogliere un maggiore numero di sciatori. Vennero invece smantellati lo "slittone" ed il trampolino per il salto. Alla fine degli anni Cinquanta al Mottarone c'erano 4 skilift: Baby 1 (che fu il primo skilift ad essere costruito), Selva Spessa, Baby 2 e La Rossa.
Nel 1963 cessava di funzionare anche il trenino a cremagliera, smantellato per lasciare il posto all'attuale funivia, inaugurata nel 1970. Negli anni precedenti l'inaugurazione della funivia, si ebbe un ammodernamento degli skilift, operato dalla ditta torinese Marchisio: nel 1964 il "Selva Spessa" venne sostituito da uno skilift doppio. Nel 1969 fu, invece, il "Baby 1" a venire rinnovato. Nel 1970 al Mottarone c'erano 6 skilift, tutti costruiti dalla ditta piemontese Marchisio: Baby 1, Baby 2, Selva Spessa, Selva Spessa bis, La Rossa e Baita Omegna. Quest'ultimo venne inaugurato proprio nel 1970 e consentiva un ampliamento del comprensorio sciistico, con piste panoramiche sul Lago d'Orta.

L'affluenza agli impianti sciistici è sempre molto alta, e grazie a questo vengono costruiti nuovi skilift. Nel 1974 il vecchio impianto della Rossa, viene sostituito da un nuovo skilift, tutt'ora in funzione. Nel 1976 venne ulteriormente ampliato il comprensorio sciistico grazie alla costruzione dello skilift Alpe Corti, tutt'ora in funzione, che serve una pista lunga 2,5 km, con uno spettacolare arrivo panoramico sul Lago Maggiore. Alla fine degli anni settanta venne, invece smantellato lo skilift Baby 2. Negli anni Ottanta, il Mottarone iniziò, però, a subire inverni con scarse nevicate e la concorrenza delle stazioni sciistiche dell'Ossola, in particolare Macugnaga.
Per rilanciare lo sci nel 1988 vennero inaugurati altri due skilift, il Baita Omegna ed il La Rossa, tutt'ora funzionanti. Il primo sostituì il vecchio impianto Marchisio del 1970, il secondo aumentava la portata oraria della stazione essendo parallelo al vecchio La Rossa.

Gli anni Novanta furono abbastanza positivi, anche se gli impianti del Mottarone arrivarono all'alba del Terzo Millenio, con un cambio di gestione e molte incertezze. L'entusiasmo della nuova gestione portò, nel 2001, al Mottarone molte gradite novità: vennero costruiti tre nuovi skilift, in sostituzione degli ormai vetusti impianti Baby 1, Selva Spessa, Selva Spessa bis. I nuovi skilift, Baby, Selva Spessa 1 e Selva Spessa 2, consentirono di aumentare la portata oraria complessiva della stazione sciistica fino a 5600 persone.
Altra importantissima novità che entrata in funzione nell'inverno 2001-2002, è l'impianto di innevamento programmato, che serve 5 piste, con possibilità di apliamento.
Inoltre il Mottarone ha aderito al progetto Neveazzurra, che ha creato un unico skipass per tutte le località sciistiche del VCO.

Gli ultimi inverni al Mottarone sono stati abbastanza positivi, e per il futuro si vuole procedere con l'introduzione di novità di anno in anno, in particolar modo dal 2009 è stata creata una seggiovia biposto, che collega la stazione di arrivo della funivia da Stresa, con la Croce in vetta alla montagna.
Negli ultimi anni si è però pensato anche al turismo estivo: nell'estate 2007 è stata inaugurata una pista per praticare tubby, mentre nell'estate 2008 è stata realizzata una pista con manto sintetico per poter sciare anche d'estate. Per la realizzazione di queste due attrazioni estive la località, si è dotata, dall'estate 2007, di un tapis roulant, che funziona anche in inverno, servendo il Campo Scuola per i principianti.

Curiosità:
Nella cappelletta che si incontra tra l'arrivo della funivia che giunge da Stresa e la partenza della sciovia Baby 2, a una parete è appesa la maglia rosa di Vittorio Adorni, vinta al Giro d'Italia del 1965. La moglie di Adorni, Vitaliana, è stata per anni maestra di sci presso la Scuola di Sci del Mottarone. A lei è dedicata la fonte Vitaliana, posta lungo la strada asfaltata nei pressi della vecchia stazione del trenino la Borromeo.



Piste di sci alpino:

Sono presenti ventuno piste, di cui otto blu, dieci rosse e tre nere della lunghezza complessiva di 21 km. Cinque di queste godono di un impianto di innevamento programmato per un totale di oltre 5 km. Le piste sono servite da 7 skilift e da un nastro trasportatore.

Ecco un elenco delle piste di sci alpino del Mottarone.
Piste servite dallo skilift Baby
Baby 1

Piste servite dal tapis roulant Campo Scuola
Baby 1 bis (Campo Scuola)

Piste servite dallo skilift Selva Spessa 2
Campetti Milanesi
Selva Spessa

Piste servite dallo skilift Selva Spessa 1
Selva Spessa bis
Scoiattoli

Piste servite dallo skilift Alpe Corti
Alpe Corti
Variante Alpe Corti

Piste servite dallo skilift La Rossa
Baby 2
Bosco
Bosco 1
Bosco 2
La Rossa
Variante Rossa
Raccordo Rossa/Selva
Allenamenti
Variante Allenamenti
Triasan

Piste servite dallo skilift Baita Omegna
Baita Omegna
Variante Baita
Sasso Rana

Impianti di risalita attuali:
Funivia Stresa-Alpino-Mottarone, costruita dalla ditta Piemonte Funivie nel 1970
Seggiovia biposto Mottarone Vetta, costruita dalla ditta Leitner nel 2009
Skilift Baby, costruito dalla ditta CCM nel 2001
Skilift Selva Spessa 2, costruito dalla ditta CCM nel 2001
Skilift Selva Spessa 1, costruito dalla ditta CCM nel 2001
Skilift Alpe Corti, costruito dalla ditta Marchisio nel 1976
Skilift La Rossa, costruito dalla ditta Leitner nel 1988
Skilift Baita Omegna, costruito dalla ditta Leitner nel 1988
Tapis roulant Campo Scuola, costruito dalla ditta Sunkid nel 2007

martedì 20 ottobre 2009

VERBANIA E VILLA TARANTO


VERBANIA

Verbania è un comune sparso italiano di 31.070 abitanti, capoluogo della provincia del Verbano-Cusio-Ossola.

Il comune nacque nel 1939 dall'unione dei Comuni di Intra e Pallanza e divenne capoluogo di provincia nel 1992. Verbania presenta un turismo sviluppato dovuto alla privilegiata posizione geografica. Di particolare interesse sono i giardini botanici di Villa Taranto, situati presso Pallanza.


La città sorge su un promontorio a forma di triangolo rovesciato al centro del Lago Maggiore che segna l'estremità settentrionale del golfo Borromeo, in cui sfocia il Toce, su cui s'affacciano Pallanza e Suna. Sulla sponda sud-occidentale sorgono gli abitati di Pallanza e Suna, mentre verso nord-est, separato dal corso del torrente San Bernardino, si trova l'abitato di Intra. La zona è circondata dai monti: a est il monte Rosso mentre a nord l'aspra area montuosa in cui sorge il parco nazionale della val Grande  ed in cui si trovano il monte Zeda (2156 m s.l.m.) ed il pizzo Marona (2051 m s.l.m.). Un'altra riserva naturale, la riserva naturale speciale di Fondotoce , si trova appena fuori dalla città, alla confluenza del Toce nel lago Maggiore.


STORIA

Il comune venne istituito nella prima metà del XX secolo durante il Fascismo: nel 1927 Trobaso e Zoverallo vennero aggregati a Intra, mentre Cavandone e Suna vennero aggregati a Pallanza. Nel 1929 Unchio venne aggregato a Intra. Infine con il regio decreto n. 702 del 4 aprile 1939 vennero uniti i due comuni di Intra e Pallanza. Fino ad allora il nome Verbania era comunque rimasto legato a quest'area, pur senza avere una connotazione precisa. Il nome deriva da quello del Lago Maggiore, che si chiama anche Verbano.

Il 4 settembre 1850 nasce a Pallanza Luigi Cadorna, militare e politico che guidò l'esercito italiano durante la prima guerra mondiale fino alla disfatta di Caporetto.

Il 20 giugno 1944 è teatro di un eccidio: 43 partigiani vengono fucilati dalle SS tedesche a Fondotoce. Prima però vengono fatti sfilare a piedi per Intra, Pallanza e Suna con il cartello "Sono questi i liberatori d'Italia oppure sono i banditi?". Per questo episodio nel luogo dell'eccidio sorgono oggi il Parco della Memoria e della Pace e la Casa della Resistenza. Il tratto della strada statale 34 che da Fondotoce arriva fino a Gravellona Toce passando vicino al luogo dell'eccidio, è intitolata in loro ricordo 42 martiri (uno dei fucilati venne creduto morto e si salvò).

Il 26 settembre 1944 ad opera di un mitragliamento da parte di un aereo inglese fu affondato il battello Milano, comandato da Antonio Colombo e in servizio pubblico sul Lago Maggiore; sul battello viaggiavano militari in forze a diversi reparti della Repubblica Sociale Italiana e numerosi civili. Grazie all'aiuto di parecchie persone si riuscì a fare avvicinare il battello alla riva permettendo di salvare la vita a tutti coloro che si trovavano sul battello, prima che quest'ultimo affondasse definitivamente in località «Castagnola». A bordo non rimasero persone uccise. Infatti dopo diverse ricerche da parte dei VV.FF. sommozzatori, si è accertato che non vi sono resti di cadaveri a bordo.


CHIESE
Oratorio di San Remigio: dichiarato monumento nazionale nel 1908 è un oratorio in stile romanico situato in cima al promontorio della Castagnola che risale alla prima metà del XI secolo e XII secolo. A questo nel XIV secolo è stato aggiunto un portico. La pianta a due navate che terminano in absidi semicircolari, con una campanile a pianta quadrata sul lato nord. Nell'interno si trovano alcuni affreschi, il più antico dei quali (risalente al XI secolo) ritrae una figura inginocchiata (probabilmente raffigurante Riprando, vescovo di Novara) affiancata da due arcangeli (Gabriele e Michele) di fronte ad un Cristo benedicente. La seconda abside contiene due affreschi di autori differenti, uno raffigurante Cristo con gli apostoli ed il secondo rappresentante i mesi dell'anno.
Chiesa di Madonna di Campagna: riconosciuta monumento nazionale, è una chiesa in stile rinascimentale progettata nella prima metà del XVI secolo da Giovanni Beretta da Brissago in luogo di un preesistente edificio romanico, di cui è rimasto solo il campanile, situata tra Pallanza ed Intra. È suddivisa in tre navate, con un tiburio ottagonale a loggiato. Contiene affreschi risalenti alla fine del XVI secolo, alcune tele dipinte da Camillo Procaccini (1596), una fonte battesimale ed un coro ligneo risalenti al 1582. Imponente l'organo di Alessandro Mentasti (XIX secolo), sopra l'ingresso principale.
Basilica di San Vittore: situata nel centro storico di Intra, la Basilica San Vittore ha assunto la funzione di chiesa principale della città dalla proclamazione di San Vittore come patrono di Verbania (1992), celebrazione che si conclude con la processione e la suggestiva cerimonia della benedizione del Lago. La struttura dell'attuale edificio della Basilica ha origini relativamente recenti. La sua realizzazione inizia nel primo decennio del XVII secolo con la costruzione di una nuova Collegiata in sostituzione dell'antica chiesa preesistente - probabilmente di origine romanico - e termina con la posa della nuova cupola, rivestita inizialmente da una copertura in piombo e poi, dopo la repentina usura di quest'ultima, dalla caratteristica copertura in rame nudo che ancora adesso possiede, inaugurata l'8 settembre 1889. Contemporaneamente, dal 1840 al 1877, si eresse una nuova torre campanaria che si potesse adeguare all'imponenza assunta dal nuovo corpo della Basilica, che terminò nel 1878 con l'installazione di otto campane fuse dalla fonderia "Pasquale Mazzola" di Valduggia. La chiesa conserva il dipinto giovanile di Daniele Ranzoni, "La predica del Battista".
Chiesa collegiata di San Leonardo: situata sul lungolago di Pallanza, è stata costruita tra il 1535 ed il 1590. Il campanile dell'altezza di 65 metri venne edificato a più riprese (la prima parte risale al XVI secolo, la parte terminale venne costruita nel 1689). L'interno è composto da tre navate con volta a crociera terminanti in tre absidi poligonali ed un cupola nascosta da un tiburio. Le sculture lignee, l'altare, il pulpito, il coro, e la copertura della fonte battesimale (così come le tele dipinte) risalgono al XVII secolo. L'organo, risalente nella sua presente edificazione al 1797, opera del varesino Eugenio Biroldi, è il più antico della città.
Chiesa parrocchiale di Santo Stefano: situata nel rione di Villa a Pallanza, è stata costruita nella seconda metà del XII secolo e rifatta parzialmente nel XVII secolo. All'interno è conservata l'Ara delle Matrone, un cippo romano in marmo di Candoglia risalente all'inizio del I secolo riportante una scena di sacrificio sovrastata da un'epigrafe con dedica del liberto Narcisso all'imperatore Caligola. Sugli altri lati sono ritratte danze rituali in onore delle dee matrone. L'organo è di Carlo Vegezzi Bossi (1911) racchiuso in cassa rinascimentale.
Oratorio dei SS. Fabiano e Sebastiano: situata di fronte al lungolago di Suna, risale al XII secolo e ristrutturata ed ampliata nel XVII e XVIII secolo aggiungendo tra l'altro il portico e la scalinata che sale dal lago fino alla chiesa.
Chiesa di Santa Lucia: situata sul lungolago di Suna, risale al XVI secolo. Conserva all'interno 8 tondi dipinti in olio su tela realizzati da Mario Tozzi e situati sulla volta. I quattro tondi, realizzati tra il 1923 e il 1924, sono dedicati a santa Lucia da Siracusa e ad episodi della sua vita, a sant'Andrea da Avellino, a san Francesco d'Assisi ed a san Mauro. Santa Lucia è la patrona di Suna e protettrice degli scalpellini.



VILLA TARANTO


I giardini terrazzati coprono un'area di circa 16 ettari, che ospitano decine di migliaia di piante. Sono percorsi da 7 km di viali ed hanno attualmente una vasta fama in tutto il mondo, in quanto sono considerati tra i più belli d'Europa.

STORIA

Figura chiave per la storia dei giardini di Villa Taranto è quella di Neil McEacharn, Capitano di origine scozzese, fortemente appassionato di botanica e innamorato dell'Italia, paese che aveva visitato per la prima volta in giovinezza.

Nel 1928 McEacharn ritornò in Italia con il preciso intento di mettersi alla ricerca di terreni adatti alla realizzazione e preparazione di un vasto giardino, non riuscendo però al momento a trovare delle offerte soddisfacenti.

Nel 1930, dopo aver fatto pubblicare sul quotidiano britannico "The Times" un'inserzione con questo scopo, ha la possibilità di acquistare dalla Marchesa di Sant'Elia la proprietà La Crocetta, costruita a Pallanza, sul promontorio della Castagnola.

Lo scopo di questo acquisto in terra italiana era quello di dar vita alla sua più grande ambizione, quella di trasformare questo terreno in uno dei più illustri complessi botanici del mondo. I lavori di trasformazione vennero effettuati dal 1931 al 1940, e McEacharn ribattezzò subito la vasta proprietà Villa Taranto, in onore del suo antenato Mc Donald, nominato Duca di Taranto da Napoleone.

La Crocetta, costruita nel 1880 dal Conte d'Orsetti, aveva caratteristiche stilistiche, architettoniche e spaziali completamente differenti dall'attuale Villa Taranto; la proprietà infatti aveva spiccate caratteristiche da architettura nordica e le piante presenti si limitavano a specie comuni come castagni (da cui prende il nome la località), robinie e bambù. Il territorio era molto meno vasto e necessitava di profonde ristrutturazioni in generale.


I GIARDINI

I giardini sono suddivisi in varie zone: serre, giardini terrazzati, aiuole floreali, erbari, ecc. ecc.

Le specie floreali provengono da varie parti del mondo. Tra le specie rare: le grandi ninfee Victoria cruziana (coltivate in serre tropicali), le conifere Metasequoia glyptostroboides, le felci Dicksonia antarctica, le Emmenopterys henryi della famiglia delle Rubiaceae e l'Acer palmatum cap. Mc Eacharn.

I giardini sono visitabili, a pagamento. Le visite sono libere e ogni paianta è corredata da un cartello che ne indica il nome.È possibile raggiungere i giardini non solo via terra (automobile, pulman, ecc. ecc.) ma anche dal lago, c'è un'apposita fermata dove fa servizio la Navigazione Lago Maggiore.


PREZZI D’INGRESSO AI GIARDINI

Stagione turistica 26 marzo – 1 novembre 2009
Singoli adulti ........................................................................................................ € 9,00
Singoli ragazzi (6 a 14 anni) ............................................................................... € 5,50
Comitive da 21 a 100 persone ............................................... per persona € 7,00
Comitive oltre 100 persone .................................................... per persona € 6,00
Comitive di Scuole e Collegi .................................................. per persona € 4,50
Genitori con scolaresche ........................................................ per persona € 4,50
Ingresso gratuito al Capo Comitiva.
Ingresso gratuito a 1 insegnante ogni 20 studenti.
Ingresso gratuito portatori di handicap e accompagnatore.
È consentito l’ingresso con i cani, solo se muniti di guinzaglio.

ORARIO DI VISITA Tutti i giorni, festivi inclusi con orario continuato dalle ore 8.30 alle 18.30
(Ottobre 8.30 – 17.00).

DURATA MINIMA DELLA VISITA Da un’ora ad un’ora e mezza.

RISTORANTE – PIZZERIA – SNACK BAR Tel. (+39) 0323 40 78 85. Situato all’ingresso del parco. Colazione al sacco permessa solo nell’area antistante l’ingresso del Giardino e non possibile in caso di pioggia.

LE VISITE La prenotazione per gruppi non è obbligatoria. Le visite sono libere e le piante tutte nomenclate. Si consigliano i visitatori di seguire l’itinerario indicato dalle frecce numerate in ordine progressivo e di acquistare la Guida dei Giardini. Se uno volesse essere accompagnato durante la visita, si può rivolgere a una delle guide turistiche abilitate per il nostro territorio; l’elenco si trova sul sito dell’Associazione Guide turistiche di Novara e Verbania – vedi link a sinistra ASSOCIAZIONE GUIDE TURISTICHE.

PARCHEGGI Auto e autobus gratuiti – direttamente di fronte all’ingresso dei Giardini: Imbarcadero Navigazione Lago Maggiore.

ESCURSIONI a completamento della giornata – PALLANZA, Museo del Paesaggio e Chiesa Madonna di Campagna del ‘500; STRESA, le famose Isole Borromeo. Lago d’Orta, l’antico borgo e l’Isola di S. Giulio.

SITO UFFICIALE:            http://www.villataranto.it/default.asp

sabato 26 settembre 2009

GHIFFA E IL SACRO MONTE


Ghiffa è un comune di 2.385 abitanti della provincia del Verbano Cusio Ossola, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore.
Il Sacro Monte di Ghiffa (o Sacro Monte della Santa Trinità) è inserito nel gruppo dei Sacri Monti prealpini inseriti nel 2003 nell’elenco dei "Patrimoni dell'umanità". Tra la fine del XVI e la metà del XVII secolo, fu concepito il piano di edificazione di un Sacro Monte attorno al santuario della Santa Trinità, su una collina fitta di boschi. In questa prima fase, tuttavia, solo tre cappelle furono costruite. Questo portò comunque ad un sostanziale incremento dei pellegrini in visita al santuario e, di conseguenza, ad un ampio sforzo di espansione dei lavori che si compì tra il 1646 e il 1649. Nel suo stato attuale il sacro monte comprende tre cappelle dedicate a differenti soggetti biblici, e tre altre cappelle più piccole che hanno funzione di oratori.



LA STORIA
Il Sacro Monte di Ghiffa è posto lungo le pendici boscose del monte Cargiago, sopra l'abitato di Ronco, a 360 metri s.l.m., con una stupenda vista sul Lago Maggiore. In tale sito già era presente, prima della sua costruzione, un edificio di culto caro alla fede religiosa delle popolazioni locali.
Poche sono, a quest'ultimo riguardo, le notizie storiche certe. Va con ogni probabilità respinta la credenza che una modesta cappella fosse già stata edificata, dove oggi sorge il Santuario, nel IV secolo, ai tempi dell'evangelizzazione del novarese ad opera di San Giulio e di San Giuliano.
Certa è invece la presenza - come nucleo architettonico antico poi inglobato nel santuario - di un oratorio romanico risalente al XII o al XIII secolo; esso venne ampliato nel tempo per far fronte al crescente afflusso di fedeli. Il primo documento storico che menziona l'esistenza della chiesa è del 1591; fu redatto in occasione della visita pastorale dell'allora vescovo di Novara, monsignor Cesare Speciano. La descrizione fatta della chiesa, dedicata alla Ss. Trinità, fa comprendere come essa corrispondesse allo spazio occupato dalla prima campata dell'attuale santuario. Vi era sopra l'altare un affresco, tuttora presente, con l'immagine ripetuta tre volte del Cristo assiso un desco: si tratta di un simbolo trinitario che evoca le "tre persone uguali e distinte". Si tratta di un'immagine molto venerata, alla quale erano riconosciuti poteri taumaturgici.
L'edificio religioso doveva già essere posto sotto la tutela dell’antico ordine dei Trinitari impegnato nella diffusione del culto alla Ss. Trintà.

La costruzione di un nuovo santuario avvenne tra il 1605 ed il 1617, anni in cui venne costruito, con il contributo della popolazione locale, il corpo principale del dell’edificio. Il progetto era stato patrocinato da vescovo di Novara, Carlo Bascapè noto per la importanza che egli attribuiva allo sviluppo del sistema dei Sacri Monti prealpini.
Negli anni tra il 1646 ed il 1659 il progetto del santuario fu completato con la costruzione del campanile e con ulteriori lavori di sistemazione. Nello stesso periodo iniziò la costruzione delle cappelle che dovevano comporre il Sacro Monte.
Non si conosce con certezza il momento in cui si concepì il progetto di un Sacro Monte, né si conosce la struttura che esso avrebbe dovuto assumere: è da ritenere comunque che tale struttura dovesse essere più ambiziosa di quella che le risorse finanziarie disponibili consentirono di realizzare.
Tre sono le cappelle erette, tutte poste in prossimità del Santuario: quella della Incoronazione della Vergine, eretta nel 1647, quella dedicata San Giovanni Battista, costruita nel 1659, e quella detta Cappella di Abramo, posta un poco più in basso e realizzata tra il 1703 ed il 1722.
Senza che venisse meno la devozione verso la Trinità, si deve ipotizzare che la centralità del tema della Passione di Cristo nei percorsi devozionali abbia suggerito, nel 1752, la costruzione sul piazzale del santuario di un elegante porticato a 14 arcate, destinato ad ospitare le stazioni di una Via Crucis. Esso fu, pochi anni dopo, chiuso sul lato nord con la costruzione di una cappella affrescata, con funzione di oratorio dedicato alla Madonna Addolorata.
Le raffigurazioni plastiche delle stazioni della Via Crucis poste sotto il porticato sono state realizzate attorno al 1930; esse hanno sostituito precedenti affreschi ottocenteschi ormai rovinati.
Le strutture architettoniche non subirono in seguito rilevanti cambiamenti.
Nel corso del XVIII secolo, su di un fianco della chiesa fu ricavata la "Casa del Romito", modesta abitazione per il padre dei Trinitari che custodiva il sito (edificio riportato poi a funzioni religiose nel 1929 con la sua trasformazione in cappella con la statua del Cristo nell'orto di Getsemani).
Il complesso devozionale decadde poi progressivamente nel corso del XIX secolo sino a quando, nel 1985, l'amministrazione comunale di Ghiffa concepì un progetto di restauro e di valorizzazione del sito. In seguito ad un accordo con la Regione Piemonte si arrivò alla istituzione della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte della Ss. Trinità. Nel 1988 fu varato, a carico della Regione, un piano di restauro degli edifici e dei loro arredi sacri, progetto cheha consentito, tra l’altro, la inclusione del Sacro Monte di Ghiffa nel gruppo dei Sacri Monti prealpini di Piemonte e Lombardia decretati patrimonio dell'umanità, dall'Unesco nel 2003.


CANNERO RIVIERA, I SUOI CASTELLI, TRAREGO-VIGGIONA



CANNERO RIVIERA

Cannero Riviera è un comune di 1.044 abitanti della provincia del Verbano Cusio Ossola. Si estende sulle sponde del Lago Maggiore. Le isole prospicienti dette appunto "Castelli di Cannero" in realtà appartengono alla Città di Cannobio, e sono le isole italiane più a nord del lago.

La chiesa di Cannero

STORIA
Cannero compare per la prima volta in un documento di cessione di immobili nel 985. Ma l'indipendenza comunale arriva nel XIV secolo. Nel 1524 gli Sforza distruggono il paese in quanto territorio fedele ai Visconti. Una storia a parte hanno i castelli che sono posti sulle piccole isole. Il castello detto Malpaga, fu rifugio del fratelli Mazzarditi e espugnata da Filippo Maria Visconti. L'altra fortezza detta Vitaliana è del XVI secolo ed è pertinenza dei Borromeo. Vennero poi entrambi abbandonati e vista anche l'invitante posizione vennero utilizzati quale rifugio per banditi e falsari, e successivamente nuovamente utilizzati dai Borromeo come agrumeto e conigliera. Scelsero quale propria residenza Cannero Massimo D'Azeglio e Laura Solera Mantegazza le cui abitazioni si possono ammirare ancora oggi.
Presenti sul territorio ci sono alcuni tratti delle "linee Cadorna" complesso difensivo voluto dal generale Luigi Cadorna nel 1916 e mai utilizzato che doveva difendere l'Italia da una ipotetica invasione tedesca attraverso la Svizzera, uno dei tanti "granchi" del generale di Caporetto.

                                                                                                                           Il lungolago

ALTRI LUOGHI
Oltre al caratteristico centro abitato, a Cannero Riviera possiamo ammirare:
la Chiesa di san Giorgio, edificata nel 1836 sui resti di un preesistente edificio religioso, che conserva al suo interno pregevoli opere d'arte;
i castelli cinquecenteschi, che sorgono sui due isolotti posti di fronte l'abitato;
il suggestivo porticciolo scavato nella roccia.







il porto






LE CAMELIE E GLI AGRUMI


Una piccola produzione di nicchia di agrumi, trascurabile come quantità, ma di estremo interesse ecologico e culturale. Cannero gode di un microclima invidiabile. Il lago mitica i rigori dell'inverno; la montagna, il Monte Morissolo (quello dei forti della Linea Cadorna) protegge l'insenatura dai freddi venti del nord. La neve è rara e difficilmente il termometro d'inverno scende sotto lo zero. La vegetazione mediterraneaha trovato qui un habitat ideale, così che ulivi, mimose, buganville e banani vi prosperano. Come tutto il Verbano la zona è celebre anche per le camelie, e il paese è sede ufficiale della Società Italiana della Camelia: qui, infatti, si tiene tutti gli anni, a marzo, una delle più vecchie mostre dedicata alle camelie che attira appassionati e curiosi da tutta Europa, preceduta (ormai da un paio d'anni) da quella dedicata agli agrumi. Dibattiti, degustazioni, concerti, esposizioni e visite guidate animano gli storici giardini che per l'occasione restano aperti: una "full immersion" in odori, sapori e colori che finiscono per entusiasmare e appassionare anche il non specialista.
Di alberi (di agrumi) ne sono stati censiti poco più di trecento con una quarantina di varietà differenti. In passato, però, erano molti di più tanto da alimentare con altre località del Lago Maggiore un piccolo commercio con il Milanese.



I CASTELLI DI CANNERO

Sono denominati castelli di Cannero, pur trovandosi nel territorio del comune di Cannobio, tre isolotti rocciosi situati nel lago Maggiore di fronte a Cannero Riviera su due dei quali si trovano delle rovine di antiche fortificazioni. Si possono osservare dal lungolago di Cannero o sulla strada statale che da Cannero porta a Cannobio. Si possono raggiungere solo con imbarcazioni private.


STORIA
Furono costruti fra il XI secolo e il XII secolo e detti "Malpaga". Verso la fine del XIV secolo vi abitarono i fratelli Mazzardi, detti "Mazzarditi", originari della sponda svizzera del lago (Ronco sopra Ascona).
Ai tempi a Cannobio vi era un'aspra contesa fra guelfi e ghibellini, fra la fine del 1403 gli inizi del 1404 i Mazzardi si impossessarono del palazzo del pretorio di Cannobio, invasero Cannero, si impadronirono della Malpaga dalla quale per diversi anni compirono incursioni lungo l'intero Verbano senza disdegnare l'utilizzo di metodi violenti, allo scopo di crearsi una sorta di piccolo "stato privato".
Nel 1412 divenne duca di Milano Filippo Maria Visconti. Nel 1414, dando seguito alle suppliche degli abitanti del litorale, Filippo Maria inviò un esercito di 500 uomini, guidato da Giovanni Lonati per sconfiggere i Mazzarditi. La Malpaga, dopo un breve assedio, venne rasa al suolo e i Mazzarditi presero la strada dell'esilio, al pari dei castellani di Valtravaglia, i Franchignoni, che in modo analogo avevano approfittato della debolezza dello stato centrale per crearsi un dominio analogo a quello mazzardo.
Il feudo cannobiese venne concesso (1441) a Vitaliano I Borromeo passato in eredità al figlio Filippo, poi a Giovanni III (detto "il Giusto"), indi ai figli di questi, Giberto, Camillo, Ludovico, Francesco, il possesso comprese anche il piccolo arcipelago in cui era sorto il presidio fortificato dei cinque Mazzardi. Nel 1519 Lodovico Borromeo fece costruire una rocca detta "Vitaliana", in onore della famiglia padovana capostipite dei Borromeo. Dopo la morte di Lodovico la rocca fu progressivamente abbandonata a sé stessa, la vicinanza con la riva la rendeva difficilmente difendibile.
Nel corso dei secoli successivi divenne rifugio di contrabbandieri, fu usata da pescatori e fu persino sede di una banda di falsari. Attualmente rimangono solo le rovine delle antiche fortificazioni.



TRAREGO-VIGGIONA

Sulle alture di Cannero si trovano due paesi principalmente: Trarego e Viggiona.
Molto apprezzati i boschi neidintorni per cercare funghi, fare passeggiate e ammirare il bellissimo panorama.


ECCIDIO DI TRAREGO
Trarego è stato testimone di uno dei più feroci eccidi avvenuti nella provincia del Verbano Cusio Ossola durante la seconda guerra mondiale.
Il 25 febbraio del 1945 nove partigiani della Volante Cucciolo furono accerchiati dalle milizie fasciste della Confinaria al comando del Maggiore Martinez e del Capitano Nisi. Nel tentativo di sganciarsi, solo due (Carluccio Castiglioni e Nino Chiovini) riuscirono a salvarsi.
Sugli altre sette, riparatisi in una conca a Promé, non solo si scaricano sui feriti e poi sui morti tutte le munizioni, ma si procede con colpi coi calci dei moschetti e mutilazioni da armi da taglio in vari parti del corpo. Anche due civili, passanti per caso nella zona, vengono crivellati da decine di colpi.
Portati i corpi dagli abitanti nel cimitero, il maggiore Martinez vieta i funerali e minaccia di incendiare il paese. Un paesano che aveva commentato ad alta voce l'accaduto viene prelevato e assassinato con decine di colpi e pugnalate pochi giorni dopo.

CANNOBIO, TRAFFIUME E VAL CANNOBINA


CANNOBIO

Cannobio è un comune di 5.134 abitanti della provincia del Verbano Cusio Ossola.

È situato sulla riva nord-occidentale del Lago Maggiore e allo sbocco della Valle Cannobina; l'estensione del comune è molto elevata, circa 51 km², dovuta al numero di frazioni sparpagliate nella zona.


Negli anni 2002, 2003, 2004, 2005 e 2007, è stato insignito del prestigioso riconoscimento ambientale della FEE, cioè la Bandiera Blu, grazie a un ottimo servizio di depurazione che garantisce acque pulite in rispetto alle normative vigenti.
Cannobio si trova su una direttrice di collegamento internazionale, la Strada Statale 34 del Lago Maggiore che da Gravellona Toce (VB) arriva fino al Confine di Stato di Piaggio Valmara, dove si entra in Svizzera. Da Cannobio parte inoltre la Strada Provinciale 75 di Valle Cannobina ex Strada Statale 631 della Valle Cannobina che porta nella valle omonima dalla quale si può raggiungere, tramite la Strada Statale 337 della Val Vigezzo, la cosiddetta Valle dei pittori, il Santuario di Re e Domodossola.
L'abitato di Cannobio capoluogo è separato dalla sua frazione principale, Traffiume, dal torrente Cannobino che nasce nell'alta valle omonima sfociando poi nel lago. Sant'Agata, Cinzago, Ronco, Socragno e Campeglio si trovano invece verso la Svizzera e ci si arriva tramite una strada comunale.


CENNI STORICI                                                                                                       La Santa Pietà

Il paese ha origine antiche, forse preromane;lo dimostrano alcune sepolture a incinerazione, tornate alla luce tra il XVI e il XVII secolo. Dopo l'annessione all'Impero Romano del nord Italia e delle vallate alpine (I secolo a.C.), Cannobio fu certamente un centro commerciale e strategico e sede di una flotta lacustre.Fatti certi sull'esistenza del borgo li troviamo nel X secolo: nel 929 si sa che di per certo che fu sede di una curtis regia. L'età medievale fu senza dubbio molto prospera, specie dal punto di vista manifatturiero e commerciale e nel 1207 Cannobio ebbe il titolo di "Borgo".Il periodo tardo-medievale fu legato alla storico legame con la città di Milano, alla quale faceva parte anche nell'ambito diocesano; infatti, Cannobio e alcuni comuni limitrofi avevano e hanno tutt'ora il rito ambrosiano per le funzioni ecclesiastiche (come Milano), al contrario di altri centri del lago. Nel 1817 passò poi alla Diocesi di Novara.Per tutto il periodo che va dalle guerre di indipendenza (1818-1860), Cannobio fece parte del Piemonte sabaudo e fu importante centro di confine (la sponda orientale del Lago era austriaca); i cannobiesi ricordano con orgoglio la celebre difesa contro un attacco austriaco via lago la notte del 27-28 maggio 1859, che venne respinto.La fine del XIX secolo è stata caratterizzata dall'introduzione di numerose industrie, ormai scomparse, che hanno caratterizzato la storia del paese: setificio, concerie, cartiera, ecc. Durante le due guerre mondiali, Cannobio inviò molti dei suoi uomini come soldati al fronte, e molti di essi non tornarono più. Di recente è stato realizzato un Parco della Memoria (in una posizione poco frequentata) con lapidi e monumenti che ricordano i caduti cannobiesi delle due guerre, spostando il monumento storico ai caduti, in orgine posto al centro del lungolago.

Uno scorcio del borgo antico
MONUMENTI
Santuario della Pietà, fatto ricostruire da San Carlo Borromeo nel 1583 con un disegno di Pietro Beretta. La facciata è opera di un rifacimento del 1909. L'interno è composta da una sola navata con una sfarzosa decorazione barocca. È posizionata sopra l'altare una pregevole pala di Gaudenzio Ferrari intitolata la Salita al Calvario.. Vi sono altri dipinti di scuola piemontese del '600 e '800.
Collegiata di San Vittore, rifacimento settecentesco di un'antichissima chiesa. La facciata però è stata rifatta nel 1842.
Palazzo del Ragione, detto Parasio edificato nel 1291 dal podestà Ugolino mandello poi modificata nel corso del '600. È formata da blocchi squadrati granito che formano un portico terreno con cinque pilastri reggenti le volte a botte. Sotto il portico sono collocati stemmi, lapidi e rilievi trecenteschi e due tombe romane. Sul lato destro del palazzo di erge la Torre Comunale di costruzione romanica del XII secolo. È costruito in pietra viva ed è in realtà il campanile dell'antica chiesa di san Vittore.
L'Oratorio di S. Marta, costruzione del 1581, avente una facciata preceduta da un pronao. All'interno un ricco altare maggiore in legno dorato ed una Madonna con Bambino attribuito a Camillo Procaccini.
Il Leone, monumento affacciato sul lago all'entrata sud della città. Fu eretto nel 1889 a ricordo della difesa di Cannobio del 1859, contro un attacco austriaco proveniente dal lago.

                     

ALTRI LUOGHI DA VISITARE  

Molto bello da vedere è il grazioso centro abitato e il lungolago, che è abbellito da palazzi di varie epoche e dal Santuario della Pietà del ‘500.
Dalla piazza del Santuario, percorrendo Via Gallotti e poi Via Meschio raggiungiamo il Palazzo della Ragione nella piazza della Collegiata, del XIII secolo e modificato nel ‘600.
Sulla destra ammiriamo la Torre del Comune del XII secolo con cuspide dell’800.
Poco distante da Cannobio, in direzione ovest, troviamo la Valle Cannobina ricoperta da numerosi faggi e castagni, e risalendo la stessa, dopo circa 2,5 km., incontriamo l’orrido di Sant’Anna, formata nella roccia dalle acque del torrente Cannobino.                       scorcio del borgo antico





TRAFFIUME


Traffiume, è una frazione del comune di Cannobio, la più grande e popolosa. È il torrente Cannobino a segnare il confine fra Traffiume e il capoluogo Cannobio.

CENNI STORICI ED EDIFICI DI RILIEVO
Ancora oggi è possibile vedere, seppur restaurato, il ponte romano costruito da Augusto per unire le due sponde del torrente Cannobino, situato nella località Orrido di Sant'Anna. È la documentazione relativa alla costruzione della prima chiesa a dirci che Traffiume era un borgo abitato già nei primi secoli del Cristianesimo. Infatti la prima chiesa viene ricondotta a San Giulio che intorno al 380 ha costruito pù di 100 chiese nella diocesi di Novara. Tra queste cento chiese c'è anche l'antica chiesa di Traffiume, piccola, paleocristiana. Sicuramente era addossata alla torre campanaria ma non siamo più in grado di riconoscerne il perimetro. Verso la fine del 1300 utilizzando le pietre dell'antica chiesa paleocristiana i traffiumesi hanno iniziato l'opera imponente di costruzione di una nuova chiesa più ampia, più capiente, con una ala celebrativa stupenda e a tratti commovente per la sua altezza.
Ancora oggi è possibile riconoscere le pietre della antica chiesa nei lati est, nel lato ovest della cappella invernale e nel lato esterno verso il cimitero. L'antica chiesa di San Giulio è stata demolita in epoca ancora imprecisata per costruire l'attuale tempio. Questa seconda chiesa costruita grazie a contributi dei traffiumesi aveva le attuali dimensioni della navata unica e del presbiterio con l'aggiunta della sacrestia a due piani. Solo nel XIX secolo è stata aggiunta la scuola speculare alla sacrestia. La Chiesa è stata consacrata il 29 novembre 1574 da San Carlo Borromeo in un'epoca nella quale Traffiume era sotto la giurisdizione ecclesiastica della diocesi di Milano, quell'anno in visita pastorale. San Carlo Borromeo in una delle sue visite aveva deciso di consacrare la nuova chiesa imponendo alcune modifiche: fece rimuovere due altari laterali collocati sul presbiterio: uno era dedicato a San Pietro l'altro a Sant'Antonio da Padova. Per San Carlo era indispensabile escludere qualsiasi tentazione politeistica e la collocazione di santi e di altari relativi in prossimità dell'altare maggiore potevano distogliere l'attenzione dei fedeli dall'Unico Dio. Solo dopo questa modifica ha celebrato la consacrazione della chiesa con il rituale proprio.


L'ORRIDO DI SANT'ANNA



L’orrido di Sant’Anna è la fine di una lunga corsa che il torrente Cannobino percorre nella
sua valle omonima a ridosso della Valle Ossola, un vero spettacolo della forza della natura, un’anticipazione su come sarà selvaggia e allo stesso tempo tranquilla, questa valle incontaminata, fatta da pareti lisce e a strapiombo sul torrente.
L’Orrido, situato vicino al Santuario, è una stretta gola colma d’acqua, cristallina e fredda anche in estate, profondo più di 20 metri, è dimora incontrastata della trota fario.



Per raggiungerlo basta seguire le indicazioni da Cannobio verso Traffiume o seguire la pista ciclabile che parte sempre da Cannobio.






VALLE CANNOBINA



La Valle Cannobina è una valle del Piemonte, in provincia del Verbano Cusio Ossola. Prende il nome da Cannobio, il principale abitato che si trova al suo inizio.
È attraversata dal torrente Cannobino, che forma gole profonde e spettacoli suggestivi alla vista. L'unica via di collegamento che percorre questa valle è la ex Strada Statale 631 della Valle Cannobina, ora Strada Provinciale 75 di Valle Cannobina, da cui dipartono strade provinciali secondarie che raggiungono le diverse località.
Il primo comune che si trova partendo da Cannobio è quello di Cavaglio-Spoccia, strutturato in diverse frazioni: Cavaglio San Donnino, Gurrone (queste ultime raggiungibili mediante una deviazione dalla strada principale), Nivetta, Lunecco (sede del comune) e Spoccia. Il successivo comune è Falmenta, al cui centro principale si arriva mediante una strada secondaria che proseguendo giunge fino alla piccola frazione di Crealla.                                                                       malesco

Vi è poi Gurro, che una volta era il comune più grande è popoloso della valle. Qui, nel secolo scorso, venne alla luce una necropoli di epoca romana. La leggenda più curiosa che questo paese custodisce con orgoglio è quella dell'origine scozzese di alcune sue famiglie. Si narra infatti che alcuni soldati scozzesi, al soldo dell're Francesco I di Francia durante le Guerre d'Italia, dopo la sconfitta nella Battaglia di Pavia nel 1525, ripiegarono nella valle e giunsero nel paese. A conferma di ciò, alcuni sostengono che il dialetto di Gurro, assai diverso dal dialetto degli altri paesi della valle, abbia ascendenze scozzesi.

L'ultimo comune che si incontra, prima di entrare in Val Vigezzo, è Cursolo-Orasso. Anch'esso, strutturato in due nuclei diversi (Cursolo e Orasso), è raggiungibile tramite vie trasversali.Importante fu nel passato l'attività agricola, pastorale e artigiana; in particolare Gurro era conosciuto per la lavorazione della canapa.

LAGO MAGGIORE langensee lac majeur lake maggiore







« Se hai un cuore e una camicia, vendi la camicia e visita i dintorni del Lago Maggiore »
(Stendhal)

Il lago Maggiore o Verbano (indicato anche come lago di Locarno, Lach Magiur in lombardo occidentale) è un lago prealpino di origine glaciale, il secondo in Italia come superficie.

Le sue rive sono condivise tra Svizzera (Canton Ticino) e Italia (province di Varese, Verbano-Cusio-Ossola e Novara).

arcobaleno sul lago



« Per quanto fantastica e meravigliosa possa essere ed è l'Isola Bella, è tuttavia bellissima. »
(Charles Dickens, 1844)





LE ISOLE

Nel lago Maggiore sono presenti molte isole grandi, piccole o minuscole, divise tra le 8 del Piemonte, le 2 della Svizzera e l'unica in Lombardia, per un totale di 11.

Isola Madre
Le Isole Borromee
Isola Bella
Isola Madre
Isola dei Pescatori (o Isola Superiore o Isola Superiore dei Pescatori)
Isolino di San Giovanni
Isolotto (o scoglio) della Malghera
Isole di Brissago
Isola di San Pancrazio (o Isola Grande)
Isola di Sant’Apollinare (o Isolino)
Castelli di Cannero
Isolino Partegora

Fra Stresa e Verbania si trova l'arcipelago delle Isole Borromee: l'Isola Bella, l'Isola Madre e l'Isola Superiore dei Pescatori (nota anche più semplicemente come Isola dei Pescatori o Isola Superiore)

Di fronte alla località svizzera di Brissago si trovano le due Isole di Brissago.

Di fronte alla costa di Cannero Riviera si trovano invece i tre scogli emersi detti Castelli di Cannero: lo scoglio maggiore, totalmente occupato oggidì dal manufatto bellico della Vitaliana, rocca voluta dal conte Ludovico Borromeo a partire dal 1518, lo scoglio minore, su cui si ergono i ruderi delle cosiddette "prigioni", ma in effetti una torricella avanzata con cannoniera a falconetti di presidio meridionale al porto canale, e finalmente lo scoglietto (verso Maccagno) del "Melgonaro", su cui cresce solo una stenta ma tenace pianta che ha affascinato poeti e incisori quali Piero Chiara, Marco Costantini, Carlo Rapp.
Di recente sono iniziati i lavori di ristrutturazione.

I CASTELLI SUL LAGO MAGGIORE

Castelli di Cannero
Castelli di Cannero Situati a Cannobio, vennero costruiti tra il 1200 e il 1300
Castello di Massino Visconti Primo forte edificato dai Visconti, venne demolito dal Marchese del Monferrato e ricostruito dal 1548 al 1555
Castello Visconteo di Locarno Eretto nel XIII secolo dai Visconti, venne distrutto e ricostruito più volte dopo la cacciata della famiglia Viscontea
Rocca di Arona Fondata dai Longobardi, passa poi ai Visconti e ai Borromeo, vi nacque nel 1538 San Carlo Borromeo
Rocca Borromea di Angera Risalente ai Romani e Longobardi, ospita anche un celebre museo della bambola.
Rocca di Caldè Eretta a Caldè, una frazione di Castelveccana, è visitabile solo in alcuni resti
Torre Imperiale Segno dell'antica presenza della famiglia Mandelli a Maccagno, era adibita a torre di avvistamento e costruzione di difesa del territorio.

LE VILLE
Alcune delle più belle ville costruite attorno al Lago:
Palazzo Borromeo dell'Isola Madre e dell'Isola Bella Situati sulle due isole Borromee, sono le antiche residenze della famiglia Borromeo sul Lago Maggiore.
Villa Ducale Sorge a Stresa, vicino al centro storico, fatta costruire dalla famiglia Bolongaro.
Villa Faraggiana Si trova a Meina, dapprima museo zoologico e successivamente orfanotrofio e convalescenziario.
Villa Giulia Si trova a Verbania, costruita nel 1847 da Bernardino Branca.
Villa Pallavicino Si trova a Stresa, ora un parco zoologico di rara bellezza.
Villa Ponti Splendida villa settecentesca nel centro storico di Arona.
Villa Treves Costruita a Belgirate, ospitò tra gli altri Gabriele D'Annunzio e Giovanni Verga.
Villa Rusconi-Clerici Sorge a Verbania, costruita e posseduta nel tempo da Stefano Türr, Ferdinando Biffi e figli, i conti Rusconi-Clerici. Ha ospitato artisti come Troubetzkoy, Marco Minotti e Daniele Ranzoni, soldati come il Generale Cadorna e numerose famiglie aristocratiche.
Villa San Remigio Situata vicino ai giardini di Villa Taranto, costruita in stile Barocco e Rinascimentale.
Villa Taranto Edificata in stile franco-normanno, sede del celebre giardino botanico.

GIARDINI E PARCHI

« L'Isola Madre, paradiso terrestre. Alberi dalle foglie dorate che il sole ha indorato. »
(Gustave Flaubert, parlando dei giardini dell'Isola Madre, 1845)


Il giardino botanico Alpinia Si trova sulle colline sopra il comune di Stresa, si estende per più di 40000 m², con una spettacolare vista sul Lago Maggiore e le Isole Borromee.
Il giardino botanico di Villa Taranto Noto in tutto il mondo, comprende più di un migliaio di piante e circa 20.000 varietà di particolare valenza botanica e naturalistica.
I giardini dell'Isola Bella Uno dei più grandiosi esempi di giardino Barocco all'italiana.
Il giardino botanico dell'Isola Madre Stupendo giardino in stile inglese, si estende per circa 8 ettari.
Il Parco botanico dell'Isola di San Pancrazio A pochi km da Ascona e Brissago, è caratterizzato dalle specie presenti grazie al particolare clima mite.
Il Parco delle Camelie A Locarno, propone al suo interno più di 500 varietà di camelie su uno spazio di 5000 m².
Il parco di Villa Bernocchi Esteso per 60.000 m², si trova a Premeno, nei giardini della villa ora adibita a sede per mostre.
Il parco di Villa De Angeli Frua Visitabile a Laveno, vi si trovano numerose piante secolari.
Il parco di Villa Fedora Si trova a Baveno, si estende attorno alla villa, ora adibita a camera di commercio del VCO.
Il parco zoologico di Villa Pallavicino Si trova a Stresa, ospita più di 40 specie animali esotiche e si spazia in un territorio di circa 20 ettari.


I MUSEI


Alcuni tra i più importanti musei del territorio:
Il Museo della ceramica A Laveno, all'interno di palazzo Perabò, articolato in undici sale, passando da opere di metà Ottocento fino al secolo successivo.
Il Museo dell'ombrello e del parasole A Gignese, ripercorre abitudini, costumi e tecniche di lavoro degli ombrellai, raccoglie informazioni sulla costruzione dell'ombrello e e le sue caratteristiche.
Il Museo Civico Archeologico Si trova a Sesto Calende, contiene numerosi reperti archeologici, soprattutto a sfondo funerario.
Il Museo della bambola All'interno della Rocca di Angera, unico nel suo genere, si snoda in tredici sale percorrendo la storia del giocattolo dal 1700 ad oggi.
Il Museo Civico Archeologico Paleontologico Nella città di Luino, diviso tra una pinacoteca, una sezione con reperti e una collezione di minerali e fossili.
Il Museo dell'Arte del cappello Si trova a Ghiffa, racconta all'interno delle sue sale la storia del copricapo e le tecniche che circondano la sua creazione.
Il Museo Archeologico Ad Arona, conserva numerosi reperti concernenti le popolazioni che abitarono la zone del Verbano.
I Musei del Monte Verità Situato a Casa Anatta, ad Ascona, ripercorre con documenti e fotografie la storia dell'omonimo movimento rivoluzionario degli inizi 900, che attrasse pensatori e intellettuali quali Carl Gustav Jung, Stefan George e Erich Maria Remarque.
Il Museo Comunale d'Arte moderna Ad Ascona, ospita numerose opere di artisti come Paul Klee, Jawlensky, Hermann Hesse, Franz Marc e in generale del Der Blaue Reiter.
Il Museo Epper Si trova ad Ascona, è la sede della collezione delle opere dei coniugi Epper.
Il Museo di San Sebastiano Situato ad Ascona, contiene arredi sacri della parrocchia di Ascona e fonti riguardanti l'oratorio dei SS. Fabiano e Sebastiano.
Il Museo civico archeologico Si trova a Locarno, conserva al suo interno reperti del Locarnese dell'età del bronzo fino all'alto Medioevo.
Museo dei trasporti Ogliari Si trova a Ranco, conserva mezzi di trasporti che vanno dal XVIII alla fine del XX secolo.